Dopo due lunghi giorni di convalescenza a casa, sono finalmente tornata al lavoro.
Giovedì corso (il 25 prossimo ho l'esame! Tocca studia'!)
Venerdì lavoro arretrato oltre alla notizia attesa: cosa ne sarà di me nei prossimi mesi, ovvero il mio futuro professionale.
Vado a spiegarmi…
Il lavoro che ho svolto negli ultimi 6 mesi sta volgendo al termine, tra meno di un mese l’ala del A380 Freighter (la versione cargo del gigante A380) salperà a bordo di una mega chiatta per raggiungere Tolosa, la cosiddetta FAL, Final Assembly Line (la linea di assemblaggio finale). Giusto per farmi capire, ciò significa che la fase di “progettazione” dell’aereo si chiude e inizia la fase di “certificazione” (ora, detto così sembra che siano due fasi completamente distinte, in realtà non è vero ma il processo è complesso e un po’ troppo complicato da spiegare in poche parole e senza tediare chi legge).
E di qui la domanda nasce spontanea: che ne sarà di me e di tutto il mio gruppo?
Questa benedetta fase di certificazione, importante tanto quanto la progettazione, richiede una grossa parte dell’ingegneria e non è decisamente una fase eccitante del programma. Come dicevo ormai l’aereo è fatto, è in via di realizzazione, sarà testato in volo e dunque non c’è più nulla da inventarsi…c’è solo da far quadrare i conti e da dimostrare alle autorità competenti che l’aereo è robusto dal punto di vista strutturale (nds nel caso non fossimo in grado di dimostrarlo allora si ritorna a riprogettare, con inimmaginabili costi e ritardi temporali). La fantasia e la creatività del progettista (ciò che ambiamo ad essere) è un po’ frustrata, tuttavia il “checkstress” (è così che si chiama tecnicamente ciò che dovrei fare: check = controllo, stress = forze, sollecitazioni interne delle strutture) è una parte importante per la formazione e la crescita professionale di chi vuole progettare…
Vi era anche una possibilità per me di rientrare nel progetto di un aereo completamente nuovo. L’idea mi allettava molto , come dicevo sopra infatti è tutto molto più eccitante quando si lavora a qualcosa di nuovo, si ha la sensazione poter decidere qualcosa di poter dire la propria, di contribuire attivamente alla realizzazione di una nuova macchina!
Invece, checkstress!
Non nascondo di essere un poco contrariata da questa decisione (presa tra le alte sfere, da chi, in una grande azienda come questa, in fondo siamo solo numeri, pedine di una grossa partitona di politica e poteri “interni”….). Contrariata, perché essenzialmente ciò significa un altro lungo periodo di gavetta: nuovo team, nuovo capo, nuovi colleghi, iniziamo dall’ultimo gradino, con la necessità di conoscere e farsi conoscere di nuovo da quelli con cui lavoro, che non è affatto facile!
Ma è qualcosa che sono disposta a fare: stringere i denti ancora un po’ per acquisire quella esperienza necessaria che mi permetterà di guadagnarmi finalmente un po’ più di responsabilità, di salire un gradino nella enorme piramide che mi sovrasta…insomma di diventare un “capetto” pure io!
Questo è il mio sesto anno lavorativo. Comincio ad avere voglia di qualcosa di più. Non sono una donna in carriera, né mi interessano troppo i soldi, ma in questi anni ho lavorato sodo e so che posso puntare a qualcosa in più. Ho sulle spalle una buona esperienza di qualità e differenziata, anche se non troppo specifica.
Il mio problema è che non sono mai stata abbastanza in un posto per passare al famoso “scalino” successivo, maledetta irrequietezza!
Così mi trovo colleghi molto più giovani di me, lanciati ormai nella scalata aziendale! E io, ancora sul primo gradino.
Ok. C’è da lavorare ancora un po’, non è ancora arrivato il momento di raccogliere i frutti del mio lavoro all’interno di questa azienda. Tuttavia adesso comincio ad avere le idee più chiare su cosa voglio fare in futuro, su quale è l’indirizzo, la figura professionale, che più si confa a me per il futuro prossimo. E avere le idee chiare aiuta.
Rimbocchiamoci le maniche e affrontiamo un’altra sfida.